Cenni Storici

"Il giardino della Majella"

  Roccamontepiano sorge lungo le pendici del Montepiano, posto ai piedi del versante orientale del massiccio montuoso della Majella, zona sorgentifera del Fiume Alento. Montepiano costituisce il bastione-balcone su cui da secoli l'uomo ha posto dimora costruendo le case con i materiali che la natura ha offerto al luogo, pietre ricce, terra cruda, legname di querce, carpini, pioppi e faggi. L'esursione altimetimetrica va dai 150 metri del fiume Alento, di località Reginaldo, fino ai 650 metri sulla sommità di Montepiano.

  Il territorio comunale, di 18,10 Kmq è in parte montano, pertanto al suo interno vi è una grande e diversificata quantità di ambienti natuali. Lo zoccolo di roccia travertinosa di Montepiano funge da grande riserva idrica che a sua volta alimenta il bosco sottostante solcati da numerosi ruscelli e sorgenti di acque potabili. Le colline argillose, ripide ed assolate della parte a valle, "per effetto dell'erosione di pioggie generano i più bei calanchi d'Abruzzo".

 

La storia

  L'origine antica di Roccamontepiano risale senza ombra di dubbio nell'arco temporale individuato come Alto Medioevo, periodo delle invasioni dei popoli del Nord Europa (soprattutto Longobardi) e dell'espansione monastica Benedettino-Cassinese. Numerosi documenti storici attestano questa dinamica. Questa fu l'epoca in cui attorno al vicino Monastero di San Liberatore a Majella (Serramonacesca sul territorio provinciale di Pescara), coesistevano i feudi di Pomaro, San Pietro, Sant'Angelo e Polegra. Feudi i cui toponimi sono rimasti nelle contrade che costituiscono ancora alcune località dell'odierno paese. Tali possedimenti, successivamente vennero trasmessi a San Liberatore e da questo arricchito da chiese e monasteri.

  Per quanto riguarda "l'antica Rocca", andata distrutta dalla terribile frana del 24 giugno 1765, se ne ha menzione per la prima volta nelle carte compilate dal geografo arabo Al Idrisi per il Re Ruggero d'Altavilla nella seconda metà del secolo XII, descritta come "Ruqqua N Lan", in altri documenti del 300 come "Rocca Montis Plani" o "Rocca De Monte Plano". Il processo di incastellamento si compii in diversi secoli. Soltanto in documenti del 500 i feudi venivano dichiarati disabitati e conseguentemente l'intero abitato, aroccato attorno al castello principale, costituiva "la Rocca Monte Plano", andata poi completamente distrutta. L'odierno abitato conserva ben poco della struttura antica, sopravvissero al quel cataclisma il Monastero di San Pietro, il Convento di San Francesco, la Chiesetta di San Rocco, la chiesetta della Madonna della Neve e la chiesa borgo della Madonna delle Grazie. La frana, oltre a distruggere l'intero centro abitato causando oltre 500 vittime, determinò una ricostruzione delle abitazioni in maniera sparpagliata sull'intero territorio, non essendovi più le ragioni di difesa da pericoli esterni.

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